Carissimi fratelli ed amici,

 

il cammino formativo preventivato e avviato per l’anno 2023 ci chiede di mettere al centro dell’azione pastorale i poveri, su cui anche il Papa frequentemente ritorna, denunciando che essi sono le vittime privilegiate dell’imperante logica dello scarto.

 

Individuare sul piano ideologico chi sono i poveri non è così difficile, anzi appare quasi ovvio. Sul piano pratico la domanda non trova risposte poi così scontate. Chi sono veramente i poveri?

 

Dal punto di vista sociologico, sembra che si debbano considerare tali coloro che mancano dei mezzi essenziali per vivere in maniera umanamente dignitosa. Ma questo criterio di discernimento non sempre ci consente di individuare i veri poveri e di intuire in che modo soccorrerli, perché vi sono sicuramente persone prive dei mezzi essenziali per vivere a causa di sistemi socio-economici ingiusti e oppressivi, ma vi sono anche persone che rifiutano l’accesso a tali mezzi o per scelta di vita o perché trovano più comodo appoggiarsi all’assistenzialismo, e vi sono persone che vivono di stenti perché sprecano i mezzi, che hanno a disposizione, in pratiche contrarie ad una vita sana e dignitosa (penso a fenomeni come la ludopatia, l’alcolismo e le molteplici forme degradanti di dipendenza psicologica).

 

Poi vi sono le varie forme di povertà sul piano umano e morale, che spesso riflettono concezioni e impostazioni culturali che si oppongono ad una vita veramente dignitosa, magari sostenute da un concetto liberticida della libertà, e la cui trattazione sul piano pastorale diventa ancora più difficile, soprattutto quando individualismo e soggettivismo impediscono ogni forma di confronto e di dialogo.

 

Accenno a questo ventaglio di situazioni non perevidenziare la complessità del tema o per dire che privilegiare i poveri nell’azione pastorale sia in molti casi praticamente velleitario perché non approda a nulla, ma per sottolineare che il tema, proprio perché non è di facile soluzione, richiede tutta la fatica, il genio e la passione di chi veramente ha compreso che mettere al centro del proprio cuore i poveri è vitale per chi ha scelto di vivere a misura del Vangelo.

 

Quando Gesù ha detto«I poveri li avete sempre con voi»(Mc 14,7), non intendeva affidarci il compito di debellare la povertà dal mondo, che è endemica a questa vita terrena,ma voleva farci comprendere che prestare attenzione privilegiata e prioritaria ai poveri è lostile peculiare di chi si è messo alla sequela di Cristoe al servizio del Vangelo, perché il Figlio di Dio «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà»(2Cor 8,9):la povertà è la forma dell’incarnazione del Figlio di Dio e la via attraverso la quale Egli ha portato a compimento l’opera della salvezza; i poveri sono il luogo della presenza permanente di Cristo in mezzo a noi: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare…» (Mt 25,35-44). Anche se ci angosciano e non sappiamo trovare soluzioni adeguate per aiutarli, anche se a volte facciamo fatica a riconoscerli come tali, i poveri sono il banco di prova dell’autenticità della nostra vita di fede e del nostro servizio pastorale sia personale che comunitario. Lo sono non solo quando ci ispirano iniziative che alla fine ci gratificano, ma anche quando ci lasciano il dubbio di essere stati raggirati e sfruttati o di aver perduto inutilmente il nostro tempo.

 

Il Papa lo spiega molto bene nel messaggio per la V Giornata Mondiale dei poveri del 14 novembre 2021, in cui riprendendo un passo della Evangelii gaudium, scrive che i poveri di ogni condizione e ogni latitudine ci evangelizzano, perché permettono di riscoprire in modo sempre nuovo i tratti più genuini del volto del Padre. «Essi hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro. La nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa. Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro. Il nostro impegno non consiste esclusivamente in azioni o in programmi di promozione e assistenza; quello che lo Spirito mette in moto non è un eccesso di attivismo, ma prima di tutto un’attenzione rivolta all’altro “considerandolo come un’unica cosa con se stesso”. Questa attenzione d’amore è l’inizio di una vera preoccupazione per la sua persona e a partire da essa desidero cercare effettivamente il suo bene (nn. 198-199)».

 

Misurarci con la povertà è possibile solo se siamo disposti, come l’Uomo della croce, ad accettare di essere disprezzati, di essere perdenti, in ultima analisi di farci noi per primi poveri. È una via difficile, che auguro a ciascuno di voler percorrere e di saper incarnarecon la medesima passione del Poverello d’ Assisi.

 

don Giuliano


Ubodzy nas ewangelizują


Die Armen evangelisieren uns


LES PAUVRES NOUS ÉVANGÉLISENT