Dopo esserci radicati nella memoria dei testimoni che ci hanno aperto la via della consacrazione secolare nel sacerdozio ministeriale; dopo aver riveduto il cammino percorso in compagnia dei sodali viventi e defunti legati tra loro da una particolare comunione dei santi, l'animo nostro si apre con fiducia a quella profezia delle imprevedibili novità di Dio che sbocciano dal perenne Mistero Pasquale di Cristo, del quale ogni carisma è partecipazione vitale.
Il nostro Istituto si muove nella prospettiva profetica delineata dalle Congregazioni per i Vescovi e i Religiosi, nel documento “Su i rapporti tra i Vescovi e i Religiosi nella Chiesa” n.12, del 14/05/1978: “Ogni carisma autentico porta con sé una certa carica di genuina novità nella vita spirituale della Chiesa e di particolare operosa intraprendenza, che nell'ambiente può forse apparire incomoda e può anche sollevare delle difficoltà, poiché non sempre e subito è facile riconoscere la provenienza dallo Spirito”
“La nota carismatica propria di qualsivoglia Istituto esige, sia nel Fondatore che nei suoi discepoli, una continua verifica della fedeltà verso il Signore, della docilità verso il suo Spirito, dell'attenzione intelligente alle circostanze e della visione cautamente rivolta ai segni dei tempi, della volontà d'inserimento nella Chiesa, della coscienza di subordinazione alla sacra Gerarchia, dell'ardimento nelle iniziative, della costanza nel donarsi, dell'umiltà nel sopportare i contrattempi: il giusto rapporto fra carisma genuino, prospettiva di novità e sofferenza interiore comporta una costante storica di connessione tra carisma e croce, la quale, al di sopra do ogni motivo giustificante le incomprensioni, è sommamente utile a far discernere l'autenticità di una vocazione” 1.
L'incessante “verifica della fedeltà al Signore” è risposta mai definitiva alla propria vocazione. Dio, infatti, quelli che chiama ad una speciale consacrazione, continua a chiamarli nella vita consacrata, come anche coloro che chiama al matrimonio, continua a chiamarli nel matrimonio.
“Dentro e attraverso i fatti, i problemi, le difficoltà, gli avvenimenti dell'esistenza di tutti i giorni, Dio viene ad essi rivelando e proponendo le “esigenze” concrete della loro partecipazione all'amore di Cristo per la Chiesa in rapporto alla particolare situazione nella quale si trovano”2 .
Sempre, dunque, in cammino!
Stiamo per entrare nel terzo millennio con un forte calo di utopie sociali e culturali, fondate su speranze illusorie. Una ragione in più per lasciarci afferrare dalle profetiche utopie del Vangelo, germinanti da quella “speranza che non confonde” (Rom. 5,5).
“La nota carismatica propria di qualsivoglia Istituto esige, sia nel Fondatore che nei suoi discepoli, una continua verifica della fedeltà verso il Signore, della docilità verso il suo Spirito, dell'attenzione intelligente alle circostanze e della visione cautamente rivolta ai segni dei tempi, della volontà d'inserimento nella Chiesa, della coscienza di subordinazione alla sacra Gerarchia, dell'ardimento nelle iniziative, della costanza nel donarsi, dell'umiltà nel sopportare i contrattempi: il giusto rapporto fra carisma genuino, prospettiva di novità e sofferenza interiore comporta una costante storica di connessione tra carisma e croce, la quale, al di sopra do ogni motivo giustificante le incomprensioni, è sommamente utile a far discernere l'autenticità di una vocazione” 1.
L'incessante “verifica della fedeltà al Signore” è risposta mai definitiva alla propria vocazione. Dio, infatti, quelli che chiama ad una speciale consacrazione, continua a chiamarli nella vita consacrata, come anche coloro che chiama al matrimonio, continua a chiamarli nel matrimonio.
“Dentro e attraverso i fatti, i problemi, le difficoltà, gli avvenimenti dell'esistenza di tutti i giorni, Dio viene ad essi rivelando e proponendo le “esigenze” concrete della loro partecipazione all'amore di Cristo per la Chiesa in rapporto alla particolare situazione nella quale si trovano”2 .
Sempre, dunque, in cammino!
Stiamo per entrare nel terzo millennio con un forte calo di utopie sociali e culturali, fondate su speranze illusorie. Una ragione in più per lasciarci afferrare dalle profetiche utopie del Vangelo, germinanti da quella “speranza che non confonde” (Rom. 5,5).