Maestro e modello di vita consacrata
L'Istituto Secolare dei Sacerdoti Missionari della Regalità di Cristo, che ha visto la luce a San Damiano di Assisi il 4 Ottobre 1953, con l'adesione di 33 sacerdoti di varie diocesi italiane, ha come fondatore il francescano Padre Agostino Gemelli, che prima aveva fondato con Armida Barelli l'Istituto delle Missionarie della Regalità di Cristo nel 1919 ed in seguito quello maschile dei laici nel 1928.
Padre Gemelli! La sua complessa ed eccezionale personalità va vista in tutte le sue dimensioni: di uomo, di convertito, di scienziato, di organizzatore e di realizzatore, e soprattutto di francescano e di maestro di vita spirituale nel contesto del suo tempo.
Tutte queste dimensioni, nel loro insieme armonico, hanno lasciato una particolare impronta in tutte le sue opere.
Il cammino che egli ha percorso per concluderlo con la fondazione del nostro istituto non è stato né breve né facile e gratificante.
Era fortemente preoccupato dalla situazione della società dal punto di vista religioso, quale gli appariva nella prima metà del '900. “La società nostra è ammalata nella sua radice: ossia non pensa cristianamente e non vive soprannaturalmente. I principi che ispirano la vita sociale, la letteratura, la filosofia, l'economia, l'arte, la moda, i costumi, la stessa tecnica non sono punto cristiani o, peggio, sono cristiani solo in apparenza” (1).
Da questa constatazione traeva l'orientamento per una scelta operativa di carattere pastorale. “Oggi, poiché si estende l'ignoranza della elevazione dell'uomo alla vita soprannaturale… così che l'ateismo pratico avvelena quasi ogni focolare ed ogni istituzione, si impone la necessità di portare in ogni officina, tra i campi, in ogni ambiente pubblico e privato, la 'buona novella': occorre che vi siano uomini e donne i quali facciano conoscere Gesù Cristo ai molti che ignorano il suo amore per gli uomini, penetrando in ogni stato sociale” (2).
Il suo ideale era questo: trasformare cristianamente il mondo dal di dentro. Per lui, questa scelta operativa doveva tradursi nella costituzione di organismi capillari duttili, adattabili alle modificazioni che la Chiesa e la storia avrebbero imposte: organismi che saranno poi denominati “Istituti Secolari”.
Per promuovere il riconoscimento di tali organismi da parte dell'Autorità ecclesiastica, P. Gemelli pensò ad un convegno di tali sodalizi in Italia; ma non ne ottenne il permesso dalla Santa Sede. Su suggerimento di Pio XI, lo organizzò allora nel Maggio 1938 a Sangallo in Svizzera. In quella sede si riunirono i rappresentanti di 20 associazioni appartenenti a 9 nazioni; e tutti si accordarono nel chiedere alla Santa Sede il riconoscimento ufficiale di tali sodalizi di laici, consacrati a Dio per l'apostolato nel mondo.
Rimeditando sulla sua ventennale esperienza, Gemelli rielaborò i dati raccolti a Sangallo, stese una Memoria storico-giuridico-canonica, e la mandò alla segreteria di stato e alla congregazione del Sant'Ufficio. Ma la petizione non ebbe l'esito desiderato.
La nota espressione: “Quod non est in Codice (di Diritto Canonico) non est in mundo” del Card. Gasparri, Segretario di Stato, può indicare la rigidità degli organismi ecclesiastici dell'epoca. “Dopo sei mesi venne dal Sant'Ufficio l'ordine di ritirare la Memoria. P. Gemelli ubbidì immediatamente senza repliche; ordinò di distruggere le copie rimaste; scrisse ai vescovi e ai prelati a cui aveva mandato quell'opuscolo che il Sant'Ufficio lo aveva sconfessato. Dio sa che cosa costò a un uomo come lui la rinuncia a una idea di cui era convintissimo, la sottomissione istantanea all'Autorità” (3).
Le difficoltà sono state sciolte dalla costituzione apostolica “Provida mater Ecclesia” del 2 Febbraio 1947, alla quale Pio XII un anno dopo fece seguire il Motu proprio “Primo Feliciter”, che ha precisato meglio la fisionomia degli Istituti Secolari, in seguito - pare – a osservazioni presentate al Papa da Armida Barelli.
“Padre Gemelli vi riconobbe il suo ideale, e con stupore vi rinvenne periodi interi della Memoria storico-giuridica elaborata nove anni prima. Così la sua obbedienza veniva ricompensata” (4).
Ha dato mano alla fondazione dell'Istituto Sacerdotale della Regalità nel 1950, optando per la scelta di un gruppo di sacerdoti, incardinati nelle proprie diocesi, ma aperti alla cattolicità, e consacrati, non propriamente “all'apostolato della cultura” come proponeva Mons. F. Olgiati, ma come “fermento di perfezione nel clero diocesano” (5).
Gli “Appunti e ricordi dei primi venti anni dell'Istituto”, raccolti da Mons. Mazzarone, e pubblicati come Numero speciale di “Ut unum sint” 6/1973, iniziano con la descrizione della tenace e sofferta opera, animata da molta preghiera, e sviluppata attraverso una fitta rete di incontri vari e di lettere ai responsabili dei Dicasteri romani, in modo particolare a Padre Arcadio Larraona, Segretario della Congregazione dei Religiosi, con la quale P. Gemelli cercò di definire con chiarezza l'identità del “nuovo e difficile” Istituto. Non voleva dar vita a quella sua creatura senza l'approvazione della superiore Autorità della Chiesa.
Accettò con umiltà le correzioni proposte dalla Congregazione alle prime bozze di Costituzioni dell'erigendo Istituto.
I tempi lunghi che la Congregazione, pur manifestando una approvazione di massima del progetto, lasciava scorrere prima di dare una risposta alle sue lettere, misero alla prova la sua pazienza (6).
Vedendo che “i mesi passano, e passano invano”, in una lettera del 29 Novembre 1952 a Padre Larraona, lo prega di “dare una risposta definitiva” alle sue richieste, “mettendosi una mano nella parte più intima del cuore e di esaudirlo” (7). Ma la risposta si farà ancora attendere per anni.
In una lettera del 15/07/1957 a P. Larrona, Gemelli, manifestando la sua meraviglia per il fatto che altri Istituti sacerdotali hanno ottenuto dalla Congregazione il “Nihil obstat” per l'erezione canonica che lui non ha ancora ottenuto, dichiara di essere ormai giunto alla determinazione di sciogliere l'Istituto per non ingannare i sacerdoti. Una immediata risposta di P. Larraona, che lo incoraggia nella sua iniziativa, gli fa cambiare intenzione, restando sempre in attesa (8).
In occasione di due corsi di esercizi, intermezzati da due giornate di studio, svoltesi a Castelnuovo Fogliani dal 7 al 18 Settembre 1958, il Padre, senza nascondere l'amarezza per l'approvazione ecclesiale che non arrivava, ebbe a dire: “Noi andiamo avanti con fede e umiltà, pronti a chiudere se la Chiesa ci dirà di disperderci” (9).
Quando, finalmente, il Card. Antonutti, Prefetto della Congregazione dei Religiosi e degli II.SS., comunicò al Vescovo di Arezzo, Mons. Cioli, il “Nihil obstat” per l'erezione canonica dell'Istituto, atteso per ben 20 anni, il Padre faceva già parte da 11 anni del Gruppo celeste. Aveva ragione di scrivere nel suo testamento spirituale: “Poco ho da dire ai membri di questi tre Istituti (della Regalità), perché essi conoscono già il mio pensiero. E' inutile, mi pare, che io dica quanto ami questi Istituti e i loro sodali. La prova maggiore che io potevo dare loro del mio amore è fornita dai molti dolori che io, insieme con la compianta signorina Barelli, ho sofferto per loro, per promuovere la vita, per difenderne l'ideale, per ottenerne il riconoscimento. Ma Iddio ha già cavato frutto da tutto questo” (10).
Ad Armida Barelli, morta il 14 Agosto 1952, donna di eccezionali doti di fede intrepida e di grandi capacità organizzative, e della quale è in corso la causa di beatificazione, Gemelli, nella sua circolare del Natale 1953 ai Sacerdoti Missionari, ha reso questa testimonianza: “Un nome debbo in modo rievocare: Armida Barelli. Quale gioia avrebbe nell'animo, se fosse viva! Come gioirebbe nel constatare il rapidissimo sviluppo dell'Istituto Sacerdotale che essa desiderò fin dal lontano 1919 e che, a un certo momento, parve essere realizzato, quando Benedetto XV ci disse che questa nuova via poteva essere tentata!” (11).
Possiamo, dunque, salutare la Barelli come confondatrice dell'Istituto.
Animato da un ardente zelo per la salvezza delle anime, illuminato dai doni della sapienza e della scienza, Padre Gemelli riteneva che l'aver dato vita ai suoi tre II.SS. dei Missionari della Regalità fosse più importante che non l'aver fondato l'Università Cattolica. A chi gliela glorificava come un monumento in suo onore, rispondeva: “Un monumento di mattoni! Meglio edificare anime” (12).
Di lui, nella orazione funebre tenuta nel Duomo di Milano il 17/07/1959, il Card. Montini ebbe a dire: “Padre Gemelli era un convertito: un convertito non negli anni stanchi della vita consumata e delusa, ma nel fiore rigoglioso d'una gioventù ardente e riboccante di energie e di promesse… Ci piacque sentirlo nostro:… nostro esempio, nostro padre…La sua voluta e alla fine connaturale bontà francescana lo fece disdegnoso di ogni orpello, distaccato da ogni personale interesse, sollecito ad ogni spirituale contatto, pronto ad ogni doveroso sacrificio…Fu nostro perché sentì l'amore d'ogni valore del nostro tempo, amò il popolo, la patria, la vita moderna. Amò l'autorità, lui così personale e così robusto; e sempre ne rispettò le funzioni e le leggi. Amò soprattutto la Chiesa, la grande famiglia governata dalla verità e dalla carità (13).
Noi abbiamo un motivo particolarissimo di affermare che Padre Gemelli è “nostro”: è il fondatore del nostro Istituto, che riconoscerà sempre in lui un maestro e un modello di vita consacrata per la santificazione del mondo. La “trasformazione del mondo dal di dentro”, oltreché intuizione, è formula gemelliana. Fondatore di istituti veramente “secolari” moderni, Gemelli è stato anche un teologo della “secolarità”. È sua l'insistenza a “non avere opere proprie”: fatto che distingue essenzialmente gli II.SS. da ogni altra forma di adattamento della vita consacrata.
(*) EDOARDO GEMELLI nacque il 18 gennaio 1878. Dai genitori non ricevette una vera educazione religiosa. All'università di Pavia conseguì la laurea in medicina.
Il 9 aprile 1903, Giovedì Santo, segna per lui (aveva 25 anni) l'inizio di quella conversione che lo fece accostare ai sacramenti abbandonati da ragazzo, e che caratterizzò tutta la sua vita.
Essendosi fatta la convinzione che la sua era una vocazione francescana, senza frapporre indugi, vincendo le forti opposizioni dei familiari e il disprezzo dei compagni e dei professori positivisti dell'Università, il 10 Novembre 1903 entrò nel convento dei Frati Minori di Rezzato (Brescia), prendendo il nome di Frate Agostino.
Il 14 Marzo 1908 è ordinato sacerdote, dopo aver compiuto gli studi filosofici ed essersi specializzato negli studi scientifici di psicologia, di filosofia e di neurologia. E' stato sempre un uomo di studio e di lotta, che dalla conversione è stata per il trionfo del Regno di Cristo. La sua indefessa operosità non è stata fiaccata neanche dal fatto che dall'agosto del 1946 dovette accettare la dipendenza da una carrozzella, sulla quale adagiava il suo corpo accurvato e piagato.
Intanto, già nel terzo decennio del '900 fiorivano le fondazioni a cui aveva dato vita: l'Università cattolica del S. Cuore con le sue prime facoltà, le Riviste scientifiche, e i primi due Istituti secolari delle Missionarie e dei Missionari laici della Regalità. La morte troncò la sua vita terrena il 15 luglio 1959: aveva 81 anni.
1. A. Gemelli, Gli Istituti Secolari, Vita e Pensiero 1954, pag. 14
2. op. cit., pag. 18-19
3. M. Sticco, Padre Gemelli. Appunti per la biografia di un uomo difficile, OR 1991, pag. 357
4. op. cit., pag. 358
5. Ut Unum Sint 6/'73 - numero speciale pag 3
6. op. cit., pag. 3-11
7. op. cit., pag. 98-99
8. op. cit., pag. 30
9. op. cit., pag. 32
10. op. cit., pag. 34
11. cit. in "Ut Unum Sint" 6/'93, pag. 267
12. M. Sticco, op. cit., pag. 358
13. Card. Montini, Orazione per Padre Gemelli, in "Ut Unum Sint", 5/1984 pag. 3-11